08 Ott Tecnologia e mediazione come strumento di risoluzione alternativo al tribunale

L’ambito della proprietà intellettuale è caratterizzato da peculiarità che diventano ancora più evidenti in caso di controversie. Le materie più frequentemente soggette a conflitti sono legate al tema delle licenze di marchi e brevetti, alla titolarità del diritto d’autore o alla gestione collettiva dello stesso diritto. Rientrano nella proprietà intellettuale anche problematiche relative ai contratti di franchising e distribuzione, ai contratti relativi a nuovi software, ai contratti di produzione e distribuzione di format di programmi televisivi. Tali conflitti trovano certamente nel procedimento giudiziario ordinario e dunque presso le corti statali una strada per la loro definizione. Tuttavia, lo strumento della mediazione risulta decisamente congeniale per la risoluzione delle controversie che riguardano queste materie così particolari.

 

A differenza della causa in Tribunale, infatti, la mediazione consente alle parti di avere un maggiore controllo sull’iter del procedimento, sull’esito, sui tempi e sui costi, che sono individuabili in anticipo. La mediazione permette, inoltre, alle parti di scegliere un mediatore, specializzato nella gestione dei conflitti in materia di proprietà intellettuale e tecnologia. È molto importante evidenziare come la mediazione garantisca il mantenimento della relazione commerciale che verrebbe compromessa da un giudizio, da dove escono vincitori e perdenti.

 

La Camera Arbitrale di Milano e il Centro di Arbitrato e Mediazione WIPO hanno pattuito di amministrare insieme le procedure di mediazione per le controversie sui temi di proprietà intellettuale e tecnologia, dove una delle parti della lite è straniera: hanno redatto una clausola standard che imprese e professionisti possono usare nei contratti e hanno stilato una lista di mediatori con esperienza specifica nelle controversie in materia di proprietà intellettuale.

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