16 Set In arrivo un nuovo fondo per le Pmi italiane
Si parla ancora di una probabilità ma è allo studio del ministero dello Sviluppo un nuovo Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese.
Il metodo dovrebbe essere basato su un nuovo modello di valutazione su cinque classi di merito creditizio. Una ri-articolazione delle coperture con un focus di interventi in favore di imprese “bancabili”, ma maggiormente esposte al rischio di un razionamento del credito. Il fulcro del nuovo progetto dovrebbero essere i finanziamenti verso operazioni a medio lungo-termine.
Anche se, come dicevamo, si tratta ancora di un’ipotesi è gia’ stato stilato il progetto nei minimi dettagli dai tecnici del dicastero guidato da Carlo Calenda, e una prima bozza è stata inviata al ministero del Tesoro per un’opportuna valutazione. Il Fondo di Garanzia, ad oggi, rilascia garanzie alle banche (garanzia diretta) e ai Confidi (controgaranzia) allo scopo di agevolare l’accesso al credito, permettendo alle imprese di avvalersi delle condizioni di finanziamento migliori.
Già dal 2009, l’ attività del Fondo ha fatto registrare una crescita di interventi, e nel corso del 2015 ha attivato oltre 15 miliardi di euro di finanziamenti, con una garanzia sugli importi per oltre 10,2 miliardi. Il ministro Calenda ha sottolineato come questa riforma sia centrale.
La novità e’ nel rating diverso rispetto a quello attuale, più vicino ai modelli usati dalle banche per calcolare il merito di credito. Il nuovo modello sarà applicato, in una prima fase sperimentale, per le solo richieste di garanzia riferite ai finanziamenti agevolati della Nuova Sabatini.
Tra le novità la distinzione tra riassicurazione e controgaranzia e l’introduzione di una modalità di accesso per operazioni “a rischio tripartito”. Per riassicurazione il Fondo interviene a fronte del default dell’impresa beneficiaria e a seguito del pagamento in garanzia dei Confidi alla banca. Con la controgaranzia invece il Fondo interviene solo in caso di fallimento sia dell’impresa beneficiaria sia del Confidi. Le operazioni «a rischio tripartito» invece saranno utilizzate per importi ridotti (fino a 120mila euro) e il rischio verrà diviso in tre parti (fino ad un massimo di 40mila euro ciascuno) tra il Fondo, la banca e il Confidi. L’ipotesi è che in questo modo il fabbisogno finanziario possa essere in tre anni di 3,4 miliardi di euro.
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